sabato 1 giugno 2013

Flash

«E Chuckie pensò alla ballata di Louis Bakey, una storia che il bombardiere non si stancava mai di raccontare e che l'ufficiale di rotta non si stancava mai di ascoltare, perché era come un grande spiritual negro che trasmetteva brividi di rispetto e meraviglia.
La storia di come Louis, superata per il rotto della cuffia la scuola per bombardieri, si ritrova nell'equipaggio di un B-52 a una quota di novemila metri sopra il Nevada Test Site, a simulare lo sgancio di una bomba nucleare di cinquanta chilotoni.
A simulare, badate bene, mentre un ordigno vero della stessa grandezza viene fatto esplodere dalla torre di lancio direttamente sotto il velivolo.
Perché l'idea era, Vediamo come reagiscono l'aereo e l'equipaggio, il metallo e la carne, al flash, all'esplosione, allo shock, allo spettacolo e così via.
E se ne vengono fuori più o meno intatti, forse un giorno lasceremo che sgancino la loro bomba.
Tutto l'aereo è oscurato. Finestrini schermati da imbottiture coperte di Reynolds Wrap. L'equipaggio ha i tamponi sugli occhi. Piccoli cuscinetti di nylon che per Louis hanno l'odore curioso ed eccitante di biancheria intima femminile.
Un volontario paramedico è sistemato su un sedile con quindici centimetri di cordino e una targhetta tipo bustina di tè che gli penzolano dalla bocca. Ha inghiottito il resto del cordino, a cui è attaccata una piccola lastra radiografica rivestita di gelatina di alluminio, che ora è da qualche parte sotto l'esofago, per misurare il passaggio delle radiazioni sotto il suo corpo.
Louis fa il suo finto conto alla rovescia e aspetta il flash. Un giovane forte e immortale in una nobile missione.

- Tre, due, uno.
 
Poi il mondo si illumina. Il corpo viene invaso da un bagliore che è come il tocco di Dio. E Louis riesce a vedere le ossa della propria mano attraverso gli occhi chiusi, attraverso lo spesso tampone piantato sulla sua faccia.
Giro la testa e tutt'intorno ci sono scheletri che ballano nel flash. L'ufficiale di rotta, l'istruttore ufficiale di rotta, l'artigliere di coda, povero stronzo. Siamo morti volanti.
Ho pensato o Signore Gesù. Giuro su Dio che credevo di essere in paradiso. Il sudore mi scorre a rivoli sulla faccia e dagli interruttori esce fumo e la detonazione ci catapulta in su per migliaia di metri, contro le nostre migliori intenzioni.
Mi sembrava di volare dritto verso il giorno del giudizio con un reggiseno di nylon incollato alla faccia.
E quando l'onda d'urto ci ha colpito, siamo stati sbalzati in alto di altri settecento metri, e quell'aereo enorme si comportava come una foglia in una notte di vento.
E io continuavo a vedere i morti volanti attraverso gli occhi chiusi, uomini scheletro con knee bone connected to the thigh bone, I hear the word of the Lord.
E pensavo che, essendo nero, sarei stato meno trasparente, più impenetrabile. E invece vedevo le mie ossa attraverso la pelle. Quel flash era troppo brillante per fare preferenze razziali.
Siamo tutti uguali agli occhi di Dio, e questo ci serva da lezione.
E c'è il paramedico con il codino che gli penzola dalla bocca e la mano sula targhetta per non ingoiarlo, e io riesco a vedere la lastra radiografica attraverso la pelle, le ossa, le costole e non so cos'altro, e brilla come un'alba sul deserto.
Quando non corre più rischi a togliere il tampone e ad aprire gli occhi, Louis apre gli occhi, toglie il tampone e si fa strada faticosamente fino alla carlinga dove aiuta il secondo pilota a togliere l'imbottitura termica ed eccola lì, viva e bianca sopra di loro, la nube a fungo, e ribolle e chiacchiera e ridacchia come un'onnipotente visione, alla faccia di tutti.
Ho spalancato gli occhi e sono rimasto così e non si sono mai veramente chiusi. Perché ho visto quello che ho visto. Quella cosa così grande, grossa e alta sopra di noi. Ed esplodeva e si gonfiava come non si era mai visto al mondo. E siamo passati oltre il gambo che saliva rapido, ridendo e chiacchierando, spingendo la nube su fin dentro la stratosfera.
Nel giro di pochi anni ho perso la capacità di scrivere a mano. Non riesco a scrivere il mio nome senza tremiti e scatti. Ormai piscio al rallentatore. E il mio occhio sinistro vede cose che riguardano il destro.
E questa era la ballata di Louis Barkley raccontata a mille aviatori nelle basi battute dal vento nei brevi giorni e nei lunghi anni di costante allerta nel cuore buio e stoico degli inverni della guerra fredda.»

Don DeLillo, Underworld